Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità tramite il suo portale, l’ipercolesterolemia è una condizione molto diffusa in Italia. Colpisce varie fasce di popolazione, in particolar modo – come emerge dai dati raccolti dall’ISS – le donne anziane e le donne in menopausa. Ma in linea generale il colesterolo alto è un disturbo ricorrente tra tutta la popolazione adulta.
Parafrasando un noto proverbio, non tutto il colesterolo viene per nuocere. Anzi. Il colesterolo riveste un ruolo imprescindibile per l’organismo nello svolgimento di alcune funzioni. Concorre alla composizione delle membrane cellulari ed è il precursore degli ormoni steroidei, degli acidi biliari e della vitamina D.
I livelli di colesterolo nel sangue non dipendono esclusivamente dall’alimentazione. Il comportamento a tavola incide in percentuale minore sul colesterolo, a produrre la quota maggioritaria è l’organismo stesso per adempiere alle funzioni indispensabili precedentemente elencate. Si parla, infatti, di colesterolo esogeno per definire la quota di colesterolo legata all’alimentazione e colesterolo endogeno, invece, per definire quello prodotto dall’organismo, nello specifico da fegato, surrene e ghiandole sessuali.
Il colesterolo inizia a diventare una minaccia per la salute quando è in eccesso, ovvero quando il quantitativo che circola nel sangue è superiore alla soglia richiesta dall’organismo per espletare le sue funzioni. Un’eccedenza, infatti, può creare delle placche che vanno a depositarsi presso le arterie e mettere a repentaglio il sistema cardiovascolare e nervoso. Aterosclerosi, infarti e ictus ne possono essere le estreme conseguenze.
Dipende dalla singola situazione clinica, ad ogni modo è fondamentale il parere medico. Tendenzialmente nei casi più critici di ipercolesterolemia, i medici orientano il paziente verso la terapia farmacologica e la prescrizione delle statine. Questa soluzione, talvolta necessaria, interviene in maniera drastica poiché agisce direttamente nella fase di sintesi del colesterolo fisiologico, ovvero il colesterolo endogeno. Tuttavia le statine presentano una serie di controindicazioni come nausea, mialgia, spossatezza, disturbi gastrici, danni epatici e altre spiacevoli conseguenze pertanto il loro utilizzo viene consigliato solo quando strettamente necessario.
Variare il proprio stile di vita, di solito, è il primo passo per sconfiggere l’ipercolesterolemia. Fare sport e adottare una sana alimentazione possono risultare fattori determinanti per regolare i livelli di colesterolo. Per quanto riguarda l’aspetto nutrizionale, abbiamo pubblicato su questo blog un’interessante intervista alla dott.ssa Clara Vitale, biologa nutrizionista.
Mangiar bene e fare movimento, laddove il medico vi ritenga idonei all’esercizio, combinati all’assunzione di integratori alimentari anticolesterolo: potrebbe essere questa una strategia efficace. Gli integratori, in determinati casi di ipercolesterolemia, sono un’alternativa valida alle statine. Come il caso di Nurvast, il nutraceutico a base di mela annurca che abbassa il colesterolo LDL ed alza il colesterolo HDL indicato per contrastare l’ipercolesterolemia lieve e moderata.
Secondo uno studio pubblicato dal BMJ, mangiare quotidianamente mele fa bene al sistema cardiovascolare.
Nurvast è un nutraceutico ideato e sviluppato per regolare i livelli di colesterolo. L’idea del Nurvast nasce da uno studio britannico pubblicato sul British Medical Journal che evidenzia come il detto “una mela al giorno toglie il medico di torno” abbia anche un riscontro scientifico. I ricercatori, infatti, hanno dimostrato quanto faccia bene mangiare le mele ogni giorno per il sistema cardiovascolare, riducendone la mortalità con un’efficacia analoga all’approccio farmacologico. Lo studio made in UK, inoltre, ha messo in dubbio i vantaggi in termine di salute sull’uso a lungo termine delle statine per scopi analoghi.
La ricerca britannica ha dato l’input per un ulteriore approfondimento. Il Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, coordinato dal prof. Ettore Novellino, ha dato il via alla prima fase della ricerca elaborando presso l’Ospedale Cardarelli di Napoli uno studio sugli effetti dell’assunzione di mele sull’organismo. Per la precisione, uno studio doppio-cieco verso placebo, cross-over, randomizzato, a gruppi paralleli, monocentrico, sull’effetto di cinque varietà di mele sull’assetto lipidico.
Il grafico mostra l’incidenza delle singole varietà di mela sui livelli di colesterolo. La mela annurca registra i risultati più significativi.
Melannurca, Fuji, Red Delicious, Granny Smith e Golden Delicious: queste le varietà di mele prese in considerazione. Il campione è stato composto da 250 soggetti sani di età variabile tra i 18 ed i 69 anni ed un valore di colesterolo totale dai 200 ai 260 mg/dL. Ai cinque gruppi è stata somministrata una quantità di mela pari a 200g per una durata di 60 giorni, cambiando quotidianamente la varietà di mela. Incrociando i risultati, il dato che è emerso è la maggiore incidenza della mela annurca su tutte le altre varietà per quanto riguarda le alterazioni positive dei livelli di colesterolo. Il merito è della presenza di alcune procianidine che esprimono forti potenzialità anticolesterolo e che sono particolarmente presenti nelle mele annurche.
Una volta ottenuto l’estratto secco di mela annurca, sono stati condotti degli studi in vitro presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Simulando in laboratorio vari tipi di digestione si evince che per le procianidine, sia della buccia che della polpa della mela annurca, la maggiore biodisponibilità è stata fornita dalla digestione intestinale.
Lo step successivo è il trial clinico del prodotto. Anche in questo caso il campione ha coinvolto 250 soggetti sani, questa volta di età variabile 30-83 ed un colesterolo totale dai 214 ai 254 mg/dL. Le persone hanno ingerito due capsule al giorno per un periodo di 30-60 giorni senza variazioni nelle abitudini alimentari. Dopo un mese di trattamento, la riduzione del valore del colesterolo totale riscontrata era pari al 24% circa. Le LDL, in media, erano calate del 37% circa mentre le HDL erano aumentate del 47% circa.
Effetti sul colesterolo LDL.
Effetti sul colesterolo HDL.
L’inibizione del colesterolo alimentare si realizza a livello intestinale. Avviene un aumento della captazione di colesterolo LDL e decremento dei suoi valori ematici da parte degli epatociti oltre che un incremento della sintesi del precursore APO1 del colesterolo HDL.
In definitiva, Nurvast è un nutraceutico (integratore alimentare) basato esclusivamente su estratto secco di mela annurca che abbassa il colesterolo LDL ed incrementa i valori di colesterolo HDL. È una soluzione interamente naturale ed è indicata per il trattamento dell’ipercolesterolemia lieve e moderata (fino ai 260-280 mg/dL).
Il dott. Gaetano Mancuso è laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, e ha successivamente conseguito un master in Farmacovilgilanza.