Intelligenza? Pensatori, filosofi, scienziati e poeti nel corso della storia hanno provato a sintetizzarne la definizione con aforismi o figure retoriche. Ad esempio Stephen Hawking, il fisico noto soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e deceduto lo scorso marzo, definiva l’intelligenza come “la capacità di adattarsi al cambiamento”. Per il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, invece, “più intelligenza avrai, più soffrirai”. Invece lo scrittore Charles Bukowski intendeva la persona geniale come quella in grado “di dire cose profonde in modo semplice”. Insomma, le definizioni e le istantanee intellettuali, poetiche e filosofiche sull’argomento di certo non scarseggiano. Ma come funziona l’intelligenza?
L’intelligenza è un sistema caratterizzato da circa 1000 geni. A riferirlo è uno studio coordinato da Danielle Posthuma della Vrije Universiteit di Amsterdam e pubblicato su “Nature Genetics”. L’equipe di ricerca ha individuato 939 nuovi geni coinvolti nello sviluppo delle facoltà cognitive. Essi si aggiungono ai 77 già conosciuti. L’attività di ricerca è stata condotta su un campione composto da circa 270000 soggetti. Gli autori hanno utilizzato gli studi di associazione denominati genome-wide. Si tratta di un’indagine per determinare le variazioni geniche tra i soggetti in esame. Nello specifico, i ricercatori hanno osservato la correlazione tra una massiccia espressione di due tipologie di neuroni nello striato e nell’ippocampo ed elevate prestazioni di intelligenza fluida, ovvero la capacità di usare il ragionamento logico per risolvere problemi nuovi indipendentemente dalle conoscenze pregresse.
Inoltre, le analisi sulle prestazioni cognitive sembrano suggerire che una maggiore intelligenza possa proteggere dal pericolo di Alzheimer e disturbi dell’attenzione.
Lo stesso team di ricerca ha pubblicato un secondo studio, sempre su “Nature Genetics”, coinvolgendo circa 500000 persone e indagando su una possibile relazione tra fattori genetici e rischio di sviluppare disturbi cognitivi. I ricercatori hanno individuato la mappatura genetica della stabilità emotiva, considerata uno dei cinque tratti che caratterizzano la personalità insieme a estroversione, coscienziosità, amicalità e apertura mentale. La stabilità emotiva è composta da 599 geni e alcune varianti di essi altererebbero l’umore, amplificando la possibilità di incombere nella depressione o nella schizofrenia.
Quindi se incontrate qualcuno con l’umore altalenante oltre alla cosiddetta “luna storta” potrebbe avere anche qualcos’altro di alterato, come ad esempio i suoi geni.
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