Memoria scarsa, problemi di vista e deterioramento cerebrale. Negli anziani le tre cose potrebbero essere collegate. Non è la prima volta che in questo blog affrontiamo il tema del declino cognitivo. Abbiamo già parlato di uno studio che vedrebbe la cannabis medica come un freno all’invecchiamento delle funzioni cerebrali. Un’altra ricerca, invece, sembrerebbe evidenziare una connessione tra i disturbi soggettivi di memoria e i problemi di vista. Secondo uno studio coordinato da Bonnielin Swenor della Johns Hopkins University di Baltimora, i disturbi soggettivi di memoria consentirebbero ai medici di valutare il declino cognitivo degli anziani con difetti visivi.
L’obiettivo principale della dott.ssa Swenor e della sua equipe era quello di osservare in che modo la disabilità visiva influisse sul processo di invecchiamento cerebrale. Analizzando i dati di circa 5.800 soggetti tra i 60 e i 90 anni, i risultati hanno evidenziato quanto i difetti visivi fossero maggiormente diffusi tra i soggetti più anziani. Inoltre, il 22% di soggetti con deficit della vista registrava anche dei disturbi soggettivi di memoria. A differenza dell’11% senza problemi visivi che manifestava i medesimi deficit mnemonici. Dati emersi soprattutto negli individui under 80. Dagli 80 in poi, si è osservato come la percentuale di soggetti con entrambe le patologie aumentasse in maniera rilevante, arrivando fino al 30%.
La coordinatrice della ricerca, Bonnielin Swenor, commenta così l’esito: “Il nostro studio ha evidenziato una maggiore prevalenza dei disturbi soggettivi di memoria negli anziani con deficit visivo e un aumento della probabilità di riportare SMC (subjective memory complaints, disturbo di memoria soggettivo) tra individui con problemi visivi rispetto a persone che non soffrono di deficit alla vista”. Una indagine sui disturbi soggettivi di memoria, secondo la ricercatrice, che “potrebbe fornire ai medici informazioni dettagliate sulla percezione della salute cognitiva da parte del paziente, consentendo all’oftalmologo e ad altri operatori di dare consigli personalizzati sulla promozione della salute e sull’aderenza ai farmaci”.
Fonte: ARVO 2018
Lorraine Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)